Passa ai contenuti principali

I sofisti: Gorgia

 "La parola è una potente signora, che pur dotata di un corpo piccolissimo e invisibile compie le opere più divine." (Gorgia)

I sofisti

GORGIA

La frattura tra il linguaggio e le cose

Gorgia nacque a Lentini, in Sicilia, e trascorse un periodo come discepolo del filosofo Empedocle. Egli sostiene il relativismo dei valori, ovvero la possibilità di avere due o più punti di vista differenti su un medesimo avvenimento, e dunque è possibile costruire più di un discorso su quell'azione. Questo comportò a una scissione tra la realtà e il linguaggio, tra i fatti e la rappresentazione. Il linguaggio non si identifica più, come aveva detto Parmenide, con l'essere.
Il sofista siciliano sostiene che il discorso è tutto, infatti elogia la parola come forza conquistatrice, scrivendo la frase riportata sopra.
Con queste tesi paradossali, il sofista giunge a sostenere una forma di "scetticismo metafisico" secondo cui non esiste nulla di oggettivo; se anche le cose esistessero, non sarebbe possibile per l'uomo né conoscerle, né pensarle, né comprenderle; se anche fossero conoscibili, non potrebbero essere comunicabili agli altri, perché il mezzo di comunicazione è la parola, la quale non può mai identificarsi con la realtà.

Gorgia dichiara che:
- l'essere non esiste perché la sua esistenza implicherebbe una serie di contraddizioni logiche;
- se anche esistesse non potremmo conoscerlo, perché il pensiero non rispecchia la realtà;
- se anche fosse conosciuto non potrebbe essere comunicato attraverso le parole.

Il linguaggio ha un carattere illusorio (dal verbo latino ludere "giocare") e ha il potere di persuadere l'animo dell'ascoltatore. Il linguaggio, quindi, è un gioco, che affascina e conquista, è una forza ammaliatrice che permette di dominare e influenzare i sentimenti degli uomini.

Una visione tragica dell'esistenza

Per Gorgia l'esistenza è irrazionale e misteriosa e gli uomini non sono liberi né responsabili, ma soggiogati da forze ignote e incontrollabili: il fato, il caso, le passioni e anche la forza persuasiva delle parole, che li incantano e possono indurli in errore.

Encomio di Elena costituisce un capolavoro di arte oratoria. L'intento di questa opera è quella di dimostrare l'innocenza di Elena, moglie del re greco Menelao, che, soggiogata dall'amore per Paride, lo segue a Troia scatenando in tal modo la guerra. 
Le quattro possibili spiegazioni del comportamento di Elena, la quale può aver agito:
1. per decreto degli dei o della necessità;
2. sotto la pressione della violenza fisico;
3. perché persuasa dalle parole di Paride;
4. perché vinta dalla passione amorosa.
Il terzo caso riguarda il fascino esercitato su Elena dalle parole, le quali, quasi come droghe, possono "stregare" l'animo. La conclusione è che Elena non può essere condannata, essendo il suo comportamento frutto di un condizionamento che la priva del libero arbitrio e ne esclude la responsabilità.

I temi centrali della sofistica sono ancora oggi molto attuali, infatti nelle società odierne si da ancora grande importanza all'arte di sapersi presentare al pubblico televisivo per ottenere il consenso (es. la politica) o per avere successo.

Gorgia ha una visione nichilistica (dal latino nihil, "niente"), che nega la possibilità di conoscere la realtà in modo oggettivo e universale. Gorgia concentra l'attenzione sul linguaggio che, ormai sganciato da ogni rapporto con le cose e con gli uomini, viene misurato solo in relazione alla sua forza persuasiva, ovvero alla sua efficacia nel conquistare il consenso degli ascoltatori, visti come esseri passivi e inermi.

Commenti

Post popolari in questo blog

Zenone

Zenone e i paradossi logici Zenone  di Elea seguì gli insegnamenti del suo maestro Parmenide, in quanto suo fedele discepolo. Cercò di dimostrare con sottili argomenti logici che chiunque si fosse allontanato dall'insegnamento del maestro sarebbe caduto in una serie di contraddizioni logiche . Parmenide sosteneva due tesi: a. l'essere è uno ; b. l'essere è immutabile . Zenone con i suoi paradossi  vuole dimostrare che la realtà in cui viviamo non esiste , per questo egli confutava coloro che affermavano: a. la pluralità dell'essere e delle cose (teoria dei pitagorici); b. il movimento (secondo la teoria di Eraclito e degli eraclitei). Zenone affermava che se si ammette che la realtà è mutevole e molteplice, si cade nell'assurdo. Il metodo da lui utilizzato, per " ridurre all'assurdo " le tesi avversarie, consiste nell'ammettere in via di ipotesi la tesi dell'avversario per mostrarne tutte le conseguenze " paradossali ", cioè o

Platone: La teoria delle idee

 Platone Socrate aveva detto che l'anima diventa buona e virtuosa attraverso la conoscenza: se essa conosce ciò che è bene nelle varie circostanze, non può commettere il male. Quindi, Platone si pone il problema di stabilire che cosa siano il bene e in generale i valori assoluti a cui deve ispirarsi il sapiente per promuovere il rinnovamento sociale e in che modo si possa giungere a conoscerli. Il filosofo riconosce che i sensi non consentono di pervenire a un'idea unica e soggettiva del bene, perché l'esperienza sensibile non è sorretta da un criterio univoco di verità.  Possiamo dire "Socrate è buono" e "gli dei sono buoni" in quanto esiste l'idea assoluta di Bontà, che costituisce il criterio solito e incontrovertibile che ci consente di formulare questi giudizi. Se non avessimo parametri oggettivi cui fare riferimento nel giudicare le cose, non potremmo pronunciare nessuna affermazione avente un valore universale. Tali parametri sono costituiti d

I sofisti: gli sviluppi della sofistica

 Gli sviluppi della sofistica Prodico e l'arte dei sinonimi Il tema del linguaggio è ancora al centro dell'indagine dei sofisti successivi a Protagora e Gorgia. In particolare, Prodico di Ceo , oratore politico e educatore, ebbe un interesse particolare per l' etimologia delle parole (dal greco étymon , "vero", "verità", indica lo studio del significato originario dei termini ). Riteneva che le parole avessero un' origine convenzionale , cioè che nascessero da un accordo dei popoli sui nomi da attribuire alle cose , e che attraverso l'indagine della loro storia si potesse ricostruire la civiltà delle varie comunità umane. Egli sviluppò così l'" arte dei sinonimi ", con cui classificò le molteplici sfumature dei differenti vocaboli aventi il medesimo significato allo scopo di evidenziare l'esistenza di una connessione tra il nome e la cosa. Infatti, Prodico considera il mondo umano come frutto della cultura e del processo simb