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Zenone

Zenone e i paradossi logici


Zenone di Elea seguì gli insegnamenti del suo maestro Parmenide, in quanto suo fedele discepolo. Cercò di dimostrare con sottili argomenti logici che chiunque si fosse allontanato dall'insegnamento del maestro sarebbe caduto in una serie di contraddizioni logiche.

Parmenide sosteneva due tesi:
a. l'essere è uno;
b. l'essere è immutabile.

Zenone con i suoi paradossi vuole dimostrare che la realtà in cui viviamo non esiste, per questo egli confutava coloro che affermavano:
a. la pluralità dell'essere e delle cose (teoria dei pitagorici);
b. il movimento (secondo la teoria di Eraclito e degli eraclitei).

Zenone affermava che se si ammette che la realtà è mutevole e molteplice, si cade nell'assurdo.
Il metodo da lui utilizzato, per "ridurre all'assurdo" le tesi avversarie, consiste nell'ammettere in via di ipotesi la tesi dell'avversario per mostrarne tutte le conseguenze "paradossali", cioè oltre l'opinione comune, ritornando, poi, alle tesi opposte del maestro.

L'utilizzo consapevole da parte di Zenone della "riduzione all'assurdo" costituisce una delle prime forme di ragionamento dimostrativo applicato alle discussioni filosofiche. Per questo si può concordare con Aristotele, il quale considerava Zenone come lo "inventore della dialettica", che era la forma più antica di ragionamento.

Uno dei celebri argomenti zenoniani è chiamato paradossi: quello di "Achille dal piede veloce", adoperato da Zenone per confutare le tesi a favore del movimento.
L'argomento sostiene che il velocissimo Achille, in una competizione con una tartaruga, non sarà mai in grado di raggiungere il lento animale, qualora questo abbia un sia pur minimo vantaggio su di lui.


Essa si basa sul presupposto dell'infinita divisibilità dello spazio, cioè assume l'ipotesi che lo spazio sia realmente e fisicamente divisibile in infinite parti.
Aristotele cercherà di risolvere questo rompicapo, dicendo che lo spazio fisico reale è sempre finito e, dunque, sempre divisibile in porzioni definite, mentre l'infinità deve essere considerata solo una possibilità teorica, una concezione della ragione. un ente matematico. In una situazione concreta come quella della gara, Achille raggiungerà la tartaruga perché lo spazio che li divide è reale e perciò finito.

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